Migranti da 2 milioni di anni

Le ultime terre emerse ad essere abitate furono gli arcipelaghi dell’Oceano Pacifico, circa 1000 anni fa, mentre in Europa fioriva il Medioevo. Ma viaggi e migrazioni iniziarono molto prima, quando Homo sapiens non esisteva ancora.

Primi viaggi
Dalla comparsa delle Australopitecine, circa 4.5 milioni di anni fa, a quella di Homo ergaster 1.8 milioni di anni fa, tutta l’evoluzione umana si svolse in Africa, e si concentrò nell’area oggi divisa tra Kenya, Etiopia e Tanzania: la Rift Valley.

Il cranio KNM-ER 3733 scoperto in Kenya nel 1975 e attribuito a Homo ergaster


Poi, 1.8 milioni di anni fa, lo scenario mutò completamente: resti di forme umane (qui uso il termine per indicare il genere Homo) sono stati rinvenuti in Georgia, Cina e perfino in Indonesia. L’ipotesi è che proprio H. ergaster1 abbia compiuto il primo viaggio al di fuori dell’Africa, attraversando il Caucaso, l’Asia continentale e arrivando nel sud-est asiatico. Un viaggio di oltre 18000 km. A piedi e senza mappe.

Da allora, i nostri antenati non si sono più fermati.

Diffusione di reperti litici nel Pleistocene medio, tra 780 e 125 mila anni fa


L’evento viene definito come ‘Out of Africa 1’, per indicare la prima grande migrazione partita dal “continente nero”. La seconda sarebbe stata compiuta da Homo sapiens2, la nostra specie, circa 200 mila anni fa, e non sarebbe mai terminata.

Ma cosa spinse i nostri antenati a compiere tanta strada? Quali fattori permisero loro di attraversare mari e continenti?

Clima
Diversi studi hanno individuato una correlazione tra ondate migratorie e periodi di clima più mite. In alcuni casi si parla di veri e propri “corridoi idrologici” che avrebbero permesso all’uomo di attraversare terre altrimenti aride e ostili, come il Levante e la penisola arabica (rispettivamente popolate 190 e 90 mila anni fa).

L'abbassamento del livello del mare intorno a 65-70 mila anni fa favorì, invece, l'arrivo dell'uomo in Australia. In Siberia, 25-30 mila anni fa, la presenza di ponti di ghiaccio permise ad alcune popolazioni di attraversare lo stretto di Bering e raggiungere così l'America settentrionale, terra fino ad allora inabitata.

Acqua, cibo e terra
Il denominatore comune di tutte le migrazioni, antiche e moderne, è la ricerca di migliori condizioni di vita, che in passato si traduceva in una maggior disponibilità di cibo e acqua e in un clima più favorevole.
La stagionalità di frutti ed erbe, così come gli spostamenti dei grandi erbivori cacciati dall’uomo, ne regolavano il regime alimentare. Sulle coste, l’abbondanza di pesci e molluschi gli permetteva di sopravvivere, fino a quando le risorse non si fossero esaurite. L’uomo migrava seguendo gli animali, e cercando nuove risorse.

Con l’avvento del Neolitico, 10 mila anni fa, e il passaggio da caccia-raccolta ad agricoltura e allevamento, venne introdotta una nuova variabile: i terreni coltivabili. Così gli uomini di allora si spostarono, diffondendo il nuovo stile di vita, dall’affollato Medio Oriente all’Europa continentale e settentrionale, dal centro al sud America, dall’Africa del nord a quella subsahariana:  dove le terre erano fertili e inutilizzate.


Diffusione dell'agricoltura durante il Neolitico

Nuovi mezzi
Con il progredire della tecnologia, si delineò un nuovo modo di viaggiare: vennero costruiti i primi carri (trainati da animali ora addomesticati), l'uomo imparò a seguire gli astri e a navigare per migliaia di chilometri, attraversando mari e oceani.

Infine, mille anni fa, alcuni gruppi raggiunsero su piccole canoe gli sperduti arcipelaghi del Pacifico: le uniche terre emerse non ancora abitate. Si chiuse così un ciclo di migrazioni ed esplorazioni durato due milioni di anni, che portò i primi rappresentanti del genere Homo ad allargare i propri orizzonti, e gli ultimi a scoprirne i confini.

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Precisazione: l'ultimo continente ad essere scoperto fu l'Antartide nel 1820, ma non viene considerata come terra occupata stabilmente da una popolazione. Gli unici insediamenti sono abitati da qualche migliaio di ricercatori, che vi rimangono per periodi limitati, e da un centinaio di civili.

Nota 1: I reperti rinvenuti in Georgia (cinque crani ben conservati, che mostrano un’alta variabilità morfologica), datati 1.77 milioni di anni, sono di difficile interpretazione. Attualmente vengono attribuiti a una nuova specie, Homo georgicus, ma molti ricercatori ritengono si tratti di una forma locale di Homo ergaster. I reperti asiatici, invece, di poco più recenti (1.66-1.7 milioni di anni) appartengono a Homo erectus, attualmente considerata la forma asiatica derivata da H. ergaster. Fossili di H. erectus caratterizzano i siti asiatici fino all’arrivo di Homo sapiens in Asia orientale.

Nota 2: Un terzo evento migratorio, compiuto da Homo heidelbergensis circa 600 mila anni fa, viene talvolta indicato come 'Out of Africa 2', assegnando a H. sapiens il cosiddetto 'Out of Africa 3'. L'ipotesi è sostenuta dai resti rinvenuti in Europa meridionale, Italia compresa. La specie viene considerata come antenata di Homo neanderthalensis, la specie comparsa in Europa 400 mila anni fa. Nella versione "classica" della teoria, invece, si considerano solo le migrazioni di H. ergaster e H. sapiens.
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Image credits: Wikipedia

Commenti

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