Hobbit: l'uomo di Flores e il nanismo insulare

Molti di voi sicuramente conoscono Bilbo Baggins e i suoi amici Hobbit della Contea, i personaggi creati dal genio di Tolkien e apparsi per la prima volta nel 1937 con la pubblicazione de "Lo Hobbit: andata e ritorno".
Uomini di piccola statura, con grandi piedi pelosi, amanti del cibo e delle feste, tranquilli agricoltori e artigiani: ecco come appaiono gli Hobbit nella fantasia.

Bilbo Baggins

Gli hobbit umani
Se però volete uscire dalla fantasia e conoscere gli hobbit (quelli veri), basta andare in Indonesia, sull'Isola di Flores.
Qui, nel settembre del 2003 sono stati rinvenuti i resti (tra cui il famoso cranio LB1) di un ominide dalle dimensioni veramente ridotte, Homo floresiensis: la sua statura non superava il metro di altezza e la sua capacità cranica si aggirava intorno ai 420 centimetri cubi (quella della nostra specie è invece circa 1200-1500 cc). Le sue origini sono ancora molto dibattute, ma sappiamo che visse sull'isola fino a circa 17.000 anni fa.

La piccola isola di Flores, nell'arcipelago indonesiano

Evoluzione o malattia?
L'interpretazione dei resti ha scatenato un acceso dibattito nella comunità scientifica, dovuto anche al ridotto numero di fossili rinvenuti.
Inizialmente, si ipotizzò che i resti fossero di un individuo moderno affetto da microcefalia, una condizione per cui la testa ha dimensioni ridotte rispetto ai parametri di riferimento della popolazione a causa di uno scarso sviluppo di cranio e cervello (che può portare a insufficienza mentale). Altri studiosi ipotizzarono invece un ipotiroidismo endemico (detto anche "cretinismo"), per cui una deficienza nell'ormone tiroideo causa una ridotta crescita del corpo e in parte anche del cranio. Simile è infine l'ipotesi che l'individuo fosse affetto da Sindrome di Laron, in cui l'ormone della crescita è prodotto ma non propriamente riconosciuto dal corpo, per cui la crescita è ridotta.

Confronto tra cranio di Homo sapiens (a sinistra) e il cranio LB1 di Flores (a destra)


Attualmente però, l'idea più accreditata riguarda un particolare adattamento alle condizioni ambientali, che porterebbe a scartare quindi l'ipotesi di un soggetto malato. L'idea è quella del nanismo insulare, un processo per cui animali di media-grossa taglia, rimanendo isolati per molto tempo, vanno incontro ad una riduzione delle dimensioni corporee, che permette di sfruttare al meglio le risorse dell'ambiente. La riduzione del corpo sarebbe stata accompagnata da una riduzione del cervello, che avrebbe subito una "riorganizzazione neuronale", mantenendo così intatte le funzioni cerebrali.
Casi simili molto conosciuti sono ad esempio gli elefanti nani del Mediterraneo (i cui fossili probabilmente alimentarono la leggenda dei ciclopi) e la tigre di Bali, estinta nel XX secolo.

Da dove è arrivato?
L'origine di Homo floresiensis, la specie a cui è stato attribuito l'hobbit di Flores, è ancora più dibattuta. La sua somiglianza con i reperti asiatici di Homo erectus rinvenuti a Java (Indonesia) e risalenti a 1,8 milioni di anni fa, porta a pensare che l'hobbit derivi proprio da un gruppo di H. erectus. Altri studiosi ritengono invece che derivi da una forma di Homo ancora più arcaica e forse sconosciuta, ma nessun reperto finora rinvenuto supporterebbe tale ipotesi. Resta comunque oscura l'eventuale relazione evolutiva tra Homo floresiensis e Homo sapiens.

Flores: casa di piccoli uomini
In un recente studio pubblicato su Science, si è cercato di fare luce proprio su quest'ultimo aspetto. Il DNA dell'attuale popolazione pigmea di Flores, di statura molto bassa, mostra segni di ibridazione con Neanderthal e Denisova, ma nessun'altra parentela o connessione con forme arcaiche di ominini. La piccola statura della popolazione (che, in quanto vivente, appartiene a Homo sapiens) non sarebbe quindi frutto di un qualche tipo di legame con Homo floresiensis, ma di una selezione operata dall'ambiente (soprattutto in relazione alla dieta): sull'isola di Flores il nanismo insulare sarebbe comparso più volte e su più forme di ominini in relazione a diversi fattori.

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Image credits: cinefilos.it (1); Yousuke Kaifo (3)

Riferimenti:
Baab K. L., McNulty K. e Harvati K. (2013)
Green et al. (2018)
Kaifu et al. (2013)
National Geographic Italia

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